(di Gianluca Sgalippa) – settembre 2020
Da Melbourne a Berlino, da Eindhoven a Shanghai. Il nuovo paesaggio urbano, costituito sia da nuovi insediamenti residenziali che da edifici a destinazione terziaria, non può più rinunciare al colore. Dove l’innovazione tipologica è ancora lenta e dove l’urbanistica non fatica a elaborare nuovi modelli di organizzazione del suolo, il progetto architettonico punta sul linguaggio. E il linguaggio della contemporaneità si avvale sempre di più dell’uso del colore come elemento dalla forte capacità di identificare una facciata o l’involucro di un intero manufatto.
Dopo l’infinita gamma di tonalità neutre derivate dal Modernismo, una mano magica sembra avere sfiorato le nuove edificazioni. Giganteschi Cubi di Rubik, frammenti di foto ingranditi all’infinito fino a mostrare i pixel, oggetti decorativi che dal tavolo passano alla città: come ci indicavano gli esegeti del Post-modern, l’architettura diviene un momento di esercitazione scalare, dove l’idea della macchina per abitare e della razionalità cede il passo all’esercizio di stile e all’emozionalità.
L’uso del colore applicato alle facciate è una pratica molto antica, ma questo processo è sicuramente favorito dall’evoluzione che, a partire dagli anni ’80, sta interessando il settore della componentistica per la composizione delle facciate e i sistemi di tamponamento. I pannelli – pieni o traforati, in alluminio o acciaio ma anche in vetro – arrivano in cantiere pronti per il montaggio a secco e, per questo, pre-colorati. Tra pellicole cromatiche e vernici in polvere, sembra che anche il rivestimento più avanzato sia uscito da un antico laboratorio alchemico, proprio in virtù della complessità tecnologica alla base dell’uso della verniciatura a colori.
Oggi le sperimentazioni cromatiche sembrano esaltare dei sistemi costruttivi sempre più perfezionati, con ritmi che scardinano la modularità di derivazione modernista.
Tuttavia l’applicazione del colore alla macro-scala urbana non è una pratica puramente formalista o pittorica. Difatti l’edificio è un “individuo” che interagisce con molti fattori, primo fra tutti l’incidenza della luce e la trasformazione della nuance con il passare del tempo. Il Sistema Cromatico NCS®©, grazie a un’impostazione scientifica, permette di controllare all’origine il comportamento del colore, dagli aspetti più tecnici fino al livello più creativo-percettivo, indipendentemente dai supporti, dalla tipologia di coating e dalle tecniche di applicazione.
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