(di Jessica Saccani) – Giugno 2021
La vista accompagna e contribuisce allo sviluppo fisico, psichico ed emotivo del bambino sin dalla nascita, anche se la maturazione dell’apparato visivo si completa solo verso l’ottavo mese di vita.
Visione sfocata, chiazze di luce, un caos in bianco e nero, dove spicca il rosso: questo è quello che vede un neonato quando apre per la prima volta gli occhi. Nel giro di poche settimane inizia a distinguere i colori fondamentali: prima proprio il rosso e il verde, poi il blu e il giallo, per poi iniziare a riconoscere le forme e a percepire la profondità. Anche la parte neurologica (la zona del cervello denominata corteccia visiva) impiega qualche mese a raggiungere la piena capacità di ricevere, elaborare ed interpretare le informazioni visive provenienti dall’occhio.
A otto mesi circa il bambino vedrà il mondo come un adulto, anche se non potrà interpretarlo nello stesso modo. Un’applicazione di realtà virtuale sviluppata dal Guardian (disponibile per diverse piattaforme) consentirà di sperimentare le “prime visioni” del mondo con gli occhi di un neonato.
A capire come si sviluppa la percezione e la cognizione nell’infanzia si dedicano oggi molti laboratori scientifici.

A differenza di quanto si pensava fino a non molto tempo fa gli esperimenti più recenti hanno mostrato che un neonato ha la percezione, seppure limitata, di alcuni colori.
L’acuità visiva nei primi giorni di vita è bassissima, minore di un decimo (considerando “normale” una visione da 10/10). Tutto appare molto sfuocato e solo a 20-30 centimetri di distanza può riconoscere un oggetto; questa breve distanza è comunque sufficiente al neonato per cogliere i lineamenti del viso della mamma e del papà mentre lo tengono in braccio. Più in là solo forme, luci e movimenti indistinti, verso cui gli occhi del bambino, poco coordinati tra loro, sembrano vagare.
Già a due mesi il bambino è in grado di discriminare le superfici dai colori intensi e con forti contrasti tipo bianco e nero o colore chiaro versus colore scuro. Dai due mesi inizia il processo di distinzione tra le tonalità di colore, soprattutto tra il rosso ed il verde, che sempre più si affinerà nei mesi a venire, consentendo al bambino di cogliere sempre meglio i dettagli degli oggetti e delle immagini che lo circondano, compresi libri, foto, immagini che gli vengono proposti per aiutarlo in questo percorso di sviluppo continuo. Riesce a seguire con maggior precisione gli oggetti in movimento.
A tre-quattro mesi riconosce il blu e il giallo, purché siano di tonalità intensa e avrà sempre più padronanza e precisione dei movimenti oculari. Si ha una grossolana percezione della profondità, che consente al bambino, fino ad ora impegnato in infruttuosi tentativi, di riuscire sempre meglio a calcolare distanze e dimensioni degli oggetti per afferrarli con le manine.
A sei mesi la visione dei colori è quasi paragonabile a quella di un adulto, mentre la messa a fuoco è sempre più precisa e consente al bambino di vedere e ispezionare con gli occhi oggetti anche molto piccoli (e quindi anche di afferrarli!). Comincia il processo di identificazione di un oggetto anche quando ne vede solo una parte e quindi di riconoscimento della sua esistenza anche quando non lo vede.
Intorno agli otto mesi la capacità visiva del bambino è praticamente uguale a quella di un adulto e gli consente di individuare e riconoscere oggetti e persone anche a distanze maggiori di due metri. Si è già sviluppato il coordinamento tra i due occhi, che consente la visione stereoscopica (visione tridimensionale) e la percezione della profondità.
Il sistema visivo continuerà a migliorare, fino ai sei anni circa (termine indicativo per l’età plastica).
A. Skelton e A. Franklin, due ricercatrici dell’Università del Sussex, hanno effettuato un esperimento per scoprire i segreti sulla vista dei neonati. Grazie a questo esperimento, che ha coinvolto una quarantina di neonati, è stato possibile capire meglio come e quando un neonato riesce a percepire il colore. È stato utilizzato un metodo chiamato “preferenza novità”, dato che i neonati preferiscono guardare cose con cui hanno meno familiarità rispetto a qualcosa che hanno già visto molto spesso. Ai neonati è stato prima mostrato un colore ripetutamente fino a quando non hanno perso interesse per esso (assuefazione). Questo colore ormai familiare è stato successivamente accoppiato ad un colore simile ad esso nello spettro di colori, che non era mai stato mostrato prima. Se i bambini pensano che appartenga allo stesso gruppo di quello che hanno appena visto, guarderanno ugualmente entrambi i colori; se invece pensano che appartenga a un gruppo diverso, cercheranno visivamente più a lungo il nuovo colore a cui non si erano assuefatti.
Si è compreso che i neonati dividono lo spettro dei colori in circa cinque macro-categorie: rosso, giallo, verde, blu e viola. In assenza di linguaggio, i bambini hanno ancora un modo di classificare i colori nel loro mondo che si basa sulla biologia. Nel 2017 un altro studio sui colori e sui neonati ha confermato che per i colori vale la categorizzazione di origine biologica, quindi non dovuta alle parole con cui si impara a definirli quando si apprende il linguaggio.
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