(di Gianluca Sgalippa) – gennaio 2021
L’attività dei social media sta consolidando la presenza e la sperimentazione cromatiche nel progetto
Nel mondo dei social network c’è spazio per tutti i soggetti e per tutti i campi di interesse, ovviamente entro i confini della liceità. I diversi settori della creatività e del progetto si giovano ampiamente di quello che essi offrono, in una circolazione di idee, proposte, spunti e notizie che mai si era vista nella storia della comunicazione umana.
Nella nostra civiltà, dopo la parabola di Second Life, Instagram è la sfera in cui convivono e si confondono concreto e virtuale, creazione reale e simulazione. I rendering di alta qualità, le foto (professionali o da smart phone), i set up, i prototipi e gli still life sono aspetti – equivalenti fra loro – di un’incessante ricerca estetica, di una irrinunciabile vetrinizzazione del bello. Se creo, devo condividere: il post è una composizione pittorica, il frutto di un pensiero progettuale astratto, che non presuppone alcuna forma di concretezza né richiede necessariamente una concretizzazione. Anzi, per il progetto/concept la recensione è già di per sé attribuzione di un incarico, che elude usi, consumi (reali) e mercato.
Negli ambiti dell’interior, del prodotto o del fashion, l’uso del colore diviene ancor più artificioso e sensazionale poiché complice di un sublime sconfinamento espressivo. L’esercizio cromatico può contenere innovazione o comunque un superamento del gusto esistente: dopo l’impatto visivo, sta a noi ricavarne indizi e strumenti per un’effettiva applicabilità.
Se il colore partecipa alla costruzione di una visione estetica personale, esso si rivela a tutti gli effetti un tema di progetto al di sopra degli stili e delle tendenze. Anzi, gli studi cromatici vanno a esplorare nuove dimensioni. Se nella moda gli influencer lavorano sui prodotti esistenti, i progettisti sono in grado di aprire nuovi orizzonti visivi.
Nel web in generale e, con più regole, nei social media possono fluire immagini e visioni in modo tendenzialmente illimitato, proponendo delle condizioni di democrazia e di auto-espressione mai riscontrate in precedenza. Ma è proprio nella dimensione della “fantasia” che occorrono strumenti razionali perché essa possa approdare nel nostro ambiente e nella nostra cultura dei segni. Nella cultura del colore, il Sistema Cromatico NCS rivela la propria efficacia proprio nel rendere “vere” tonalità sofisticate, accostamenti arditi o la reinterpretazione di tinte che un modernismo sbrigativo e conformistico aveva messo in disparte.
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