(di Gianluca Sgalippa) – maggio 2018
La settimana del design milanese, coincisa con lo svolgimento del Salone del Mobile (17-22 aprile), ha rappresentato – come di consueto, del resto – uno scenario complesso in fatto di stili, forme, tendenze e tanto, tanto progetto. Tra innovazione, imitazione e revival, il capoluogo lombardo è stato inondato di proposte più o meno significative, tra Fiera e innumerevoli eventi disseminati in tutta la città.
Soprattutto nell’arredo, il colore “applicato” sta vivendo una fase di riaffermazione rispetto alle tonalità “naturali” dei materiali e sull’estetica del tutto-bianco, ovvero di quel minimalismo asettico che, dagli anni ‘90 a oggi, caratterizza una buona parte del design del mobile.
Per essere precisi, il mobile rispecchia ciò che, da qualche anno, si può scorgere nell’interior design: la ricerca di una personalità degli spazi attraverso una cromaticità spinta e sofisticata, dove il “pezzo” più o meno prestigioso dialoga con scelte visive più estese e articolate.
In linea generale, l’energia e l’incisività delle proposte derivano soprattutto dall’adozione della tinta unita, che prende il sopravvento sulla fantasia di tipo tradizionale. Questa partecipa a dei veri e propri color-block, ovvero a degli accostamenti di grande interesse creativo.
Questo concetto sembra concretizzarsi in pieno nella chaise longue Lilo, di Moroso, evoluzione di una poltrona già in produzione dal 2015 su disegno di Patricia Urquiola. Una struttura lignea dal sapore anni ‘50 sostiene una sequenza di moduli in pelle e tessuto. La designer italo-spagnola, sempre attenta al tocco femminile nell’arredo, propone una raffinata palette dai toni sensuali, tra il bruno e il rosa biscotto.
Restiamo nell’ambito degli imbottiti dove, tra memoria borghese e sperimentazione, riappare il velluto, che, per sua stessa natura, non può che vivere di tinta unita. Tato riedita la poltrona Angolo, aggregabile, creata da Corrado Corradi Dell’Acqua nel 1963, in giallo acido o azzurro polvere; mentre Diesel Living (prodotta ancora da Moroso) riscopre il rosa antico per Assembly, il divanetto in cui schienale e seduta sono tenuti insieme da imbullonatura a vista.
Ma ora usciamo dal mobile convenzionale – si fa per dire – per scoprire delle proposte insolite e accattivanti. E ci spingiamo fino alla Botswana per scoprire Mabeo, un brand artigianale che ha appena affidato la creazione di nuovi modelli a professionisti europei. Da qui la collezione Evi, tavolo e sgabelli in legno dalla tonalità intensa, inciso a colori primari e squillanti, tipici delle culture africane.
Tra le novità più originali troviamo sicuramente il paravento Kazimir progettato da Julia Dozsa per Colè, ispirato, tanto nelle linee che nei colori, all’opera pittorica di Malevič, personaggio di punta delle avanguardie sovietiche.
Ma l’uso del colore, in nuance assai sofisticate, si spinge anche oltre, verso soluzioni particolarmente accattivanti, nella vasta collezione disegnata da Ferruccio per Emmemobili, sperimentale e perfino visionaria. Qui riportiamo la credenza arcuata e il contenitore a pattern triangolare, ma anche negli altri modelli forme e colore partecipano a una gustosa bizzarria.
Infine, sul fronte delle installazioni temporanee, hanno riscosso particolare successo le “trapunte” con cui Mindcraft ha arredato uno dei chiostri del complesso di San Simpliciano, in una gustosa alternanza di giallo limone grigio. E poi i giochi cromatici di Haru, nei tunnel al di sotto della Stazione Centerale, ottenuti con sottilissime pellicole adesive, inventate per personalizzare le superfici con fantasia e ardimento visivo.
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