(di Luciano Merlini) – aprile 2017
La scelta di un colore, sia esso quello di un capo di abbigliamento, di un oggetto, di un’auto, di un accessorio, ecc, – cioè di qualsiasi cosa presupponga la possibilità di esercitare una preferenza in questo senso – è per lo più legata a gusti personali.
Gusti personali che, in tema di colore, non sono riconducibili al semplice aspetto visivo, in quanto coinvolgono la psicologia di ognuno di noi: un colore, infatti, ci piace perché ci fa sentire…, perché ci da una sensazione di…, perché ci ricorda…, perché…
Insomma, mille e un motivo, intimi e soggettivi, per preferirlo.
Questa riflessione non è certo una novità, ma nella circostanza ci è utile per introdurre l’argomento di oggi e cioè che in alcuni casi si deve avere la capacità di andare oltre il semplice “mi piace”, non per prescinderne totalmente, ma per affrontare la scelta di un colore secondo prospettive più aperte.
Stiamo parlando dei colori in architettura e nell’interior design e più specificamente dei valori differenti che essi assumono nelle finiture murali destinate all’interno (spazi abitativi) e all’esterno (facciate).
Valori differenti per le due casistiche e che ci portano a definire il colore destinato alla decorazione di pareti in interno come “colore privato” e quello destinato all’esterno come “colore pubblico”.
Concetti che i professionisti del settore (progettisti, architetti, designer, applicatori, ecc.) conoscono bene, ma che sappiamo quanto siano spesso difficili da far comprendere alla committenza.
COLORE “PRIVATO” e COLORE “PUBBLICO”
Perché colore “privato”.
Perché in interno il colore delle pareti – componente di grande rilevanza in termini di arredo, comfort, accoglienza e vivibilità – risponde in tutti i sensi ai valori intimi e soggettivi di cui accennavamo in precedenza, per cui la sua scelta è di carattere strettamente personale in quanto riguarda una persona, una famiglia o comunque un nucleo limitato di persone.
Al contrario – ed è il tema di oggi – definiamo colore “pubblico” quello destinato agli esterni, in quanto coinvolge aspetti e realtà ben più ampie e complesse.
Sceglierlo, quindi, presuppone anche una certa dose di “responsabilità”.
Vediamo perché.
Innanzitutto perché in questi casi il colore, essendo chiamato ad interpretare e possibilmente ad esaltare lo stile architettonico di un edificio, contribuisce a valorizzarlo: sia da un punto di vista estetico, sia economico.
E questa come prima argomentazione pratica, dopo di che, però, un edificio rappresenta in una certa misura anche chi lo abita, perché si tende a identificare in una casa anche una certa tipologia di persone.
Un piccolo inciso a questo proposito: potrebbe anche essere che l’occhio meno attento non noti una casa ben tenuta e con i giusti colori, ma certo non gli sfugge una casa malconcia o trasandata.
Fin qui, comunque, argomenti che riguardano solo ed esclusivamente un edificio nel suo specifico.
Ma c’è un aspetto che apre verso altre considerazioni, e cioè che nessuno di essi è “nel nulla” e tutti sono contestualizzati in un paesaggio, urbano o meno che sia.
Che cosa significa questo?
Significa che il colore di un qualsiasi edificio, fatte salve le ovvie eccezionalità, deve tendere ad armonizzare con il contesto in cui è inserito, nel rispetto di se stesso ma anche del comprensorio circostante.
Una contro-prova.
Supponiamo che stessero ridipingendo la facciata del palazzo a fianco della casa in cui abitiamo utilizzando tinte brutte o disarmoniche: la nostra casa ne resterebbe immune?
Oppure che impressione ci susciterebbe uno chalet in montagna realizzato con colori… “techno”?
Ancora una volta, però, siamo nel campo dell’estetica, sebbene, per ciò che abbiamo visto, un’estetica certo non fine a se stessa.
Andando oltre, infatti, il colore di un edificio – e ancor più l’insieme dei colori di diversi edifici – ricopre anche un valore sociale, in quanto entra a far parte di un “territorio” e contribuisce a caratterizzarlo.
Un territorio composto di cose ma soprattutto di persone sulle quali, il fatto di vivere in un contesto gradevole e curato, può esercitare un positivo spirito di appartenenza e stimolarle ad assumere comportamenti di maggior rispetto.
Ma qui entriamo in campi che non mi competono, per cui non è il caso di dilungarci.
In sintesi, ciò che si vuole mettere in evidenza, è l’importanza dei colori – dalla loro bellezza intrinseca fino all’incidenza che possono avere nel nostro quotidiano – per cui, quando “tocca a noi sceglierli”, dobbiamo affrontare questo esercizio con piacere ma anche con la consapevolezza che il colore non è qualcosa che semplicemente si vede, ma che coinvolge anche i nostri interessi e il nostro benessere: i nostri e qualche volta anche quelli degli altri.
In questo senso – per quanto riguarda gli interni – chiederci che tipo di sensazioni vogliamo trasmetta un determinato ambiente, oppure – per gli esterni – fare una valutazione cromatica del paesaggio o delle eventuali costruzioni limitrofe, rappresenta un’ottima base di partenza per restringere il campo di scelta e per orientarci nella miriade di tinte disponibili.
Dopo di che, proprio in considerazione della vasta proposta cromatica che offre il mercato, ci resterà comunque e sempre un ampio ventaglio di possibilità, nell’ambito del quale scegliere i colori da utilizzare.
Colori non a caso al plurale, perché se una singola tinta ha una forte capacità di “comunicare”, un coordinato cromatico, composto di più tinte in armonia, amplifica queste peculiarità.
Luciano Merlini
Owner della Merlini e Associati – Milano
Projects of Color Design and Color Communication
CONTATTI:
l.merlini@merlinieassociati.com
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